La biografia di Leonardo, nelle sue linee essenziali, è la storia del nascere, dellaccrescere, dellingigantirsi e dellespandersi di un amore intellettuale verso la natura, intento a riprodurne le forme e a conoscerne le leggi. Questo amore, nato in unumile casa di Anchiano poco dopo il 1452, si allarga con un progressivo svolgersi ad abbracciare la natura nellinfinità dello spazio, del tempo e delle forme. Il primo ricordo, che il Vinci ci serba nei manoscritti, tra i frammenti che risguardano la sua fanciullezza, sembra quasi una profezia: Nella prima ricordazione della mia infanzia, scrive egli rievocando una giovanile visione, e mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio venisse a me, e mi aprisse la bocca colla sua coda, e molte volte mi percotesse con tal coda dentro alle labbra. (C. A., 161 r.) Una tradizione ellenica narra, che le api annunziarono al mondo in Demostene il più dolce e squisito oratore politico; il nibbio non sembra qui preannunziare il più alto e limpido descrittore della natura? Leonardo stesso è compreso da questo superstizioso dubbio: la vita sua deve essere ladempimento dellarduo compito di palesare agli uomini i segreti naturali. Egli segna, accanto alle linee precedenti, questa espressione rivelatrice: par che sia mio destino. Allaprirsi della sua vita dartista, attorno al 1472, lo studio del Vinci è di risuscitare nella propria fantasia la figura delle cose esterne, «andare co la imaginativa ripetendo li lineamenti superfiziali delle forme» (Ash. I, 26 r.); e, come la sua mente, il piccolo libro di note, che porta sempre seco, è pieno di profili di visi soavi e mostruosi, di disegni danimali e di piante, di roccie e di monti. (C. A., 27 r.) Questo studio, da prima subordinato alla pratica, si cambia a poco a poco in un desiderio, indipendente da ogni applicazione concreta, di comprendere il meccanismo dei fenomeni naturali, nei suoi processi e nelle sue leggi: larte della pittura diventa «una sottile invenzione, la quale con filosofica e sottile speculazione considera tutte le qualità delle forme» (Ash. I, 20 r.); e il piccolo libro di note, che porta sempre seco, si riempie di considerazioni e di principî prospettici e anatomici, zoologici e botanici, meccanici e idraulici. (R., § 4.) Penetrare colla mente nellignoto, indagare la natura nelle sue fibre più riposte diventa la passione dominante in Leonardo: «E tirato dalla mia bramosa voglia, vago di vedere la gran commistione delle varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura, raggiratomi alquanto infra gli ombrosi scogli, pervenni allentrata duna gran caverna; dinanzi alla quale restando alquanto stupefatto e ignorante di tal cosa piegato le mie rene in arco, e ferma la stanca mano sopra il ginocchio, colla destra mi feci tenebra alle abbassate e chiuse ciglia. E spesso piegandomi in qua e in là per vedere dentro vi discernessi alcuna cosa, questo vietatomi per la grande oscurità, che là entro era, e stato alquanto, subito si destarono in me due cose: paura e desiderio; paura per la minacciosa oscura spelonca, desiderio per vedere se là entro fusse alcuna miracolosa cosa.» (R., § 1339.) La natura è il grande mistero che Leonardo cerca dinvestigare.
Anonimo -