La scrittura di Mariangela Gualtieri, come il teatro insieme al quale prende forma, è primariamente esplorazione e registrazione di un flusso emotivo, di una voce che affiora alla coscienza. Quasi fosse un rabdomante della parola, l'autrice oltrepassa la sembianza razionale delle cose e i confini della psiche individuale, in un abbandono vigile e teso a cogliere l'essenza di stati d'animo e corrispondenze col mondo. E dalla capacità di osservazione stupita del mondo, unita a quella di ascolto delle risonanze interiori, nasce il tono sorprendentemente ispirato di queste poesie, che conducono chi legge nel territorio ibrido che sta fra infanzia e crudeltà, bellezza e dolore, umano e animale. Una visionarietà dirompente centra suggestioni e umori, e una generosa passionalità sostiene il verso, approdando a un discorso su vocazione, ragione e istinto, mancanza e possibilità di conseguimento, morte e rinascita. Cioè sulla necessità di tornare a uno stato sorgivo dell'essere per potersi ritrovare, per colmare la ferita della distanza da se stessi e dal proprio fuoco centrale. Questo volume propone una scelta, curata e rivista dall'autrice, dei testi pubblicati negli ultimi dieci anni.
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