Se il tempo è giunto per un bilancio del Novecento letterario ormai alle spalle, molti sono i nomi che mancano all'appello. A volte si tratta di scrittori assai famosi in vita e poi caduti nell'oblio, altre volte di maltrattati, riconosciuti talora in un'inutile fiammata postuma, oppure di firme di valore mai veicolate dall'industria culturale: in ogni caso, nella labile galleria della memoria collettiva le pareti bianche sono davvero accecanti. Gli scrittori in vario modo `dimenticati' che qui passiamo in rassegna (insieme al ritratto corale di una città stereotipata e desueta come Napoli) appartengono a due gruppi generazionali - Vittorini Jovine Bonfantini; Pomilio Troisi Striano - che fra l'oppressione del fascismo e la pressione dei conformismi del dopoguerra rivendicano un'orgogliosa quanto difficile autonomia dalla Chiesa di turno. Siamo di fronte a destini tipicamente novecenteschi, caratterizzati dal complesso e impervio intreccio tra dati esistenziali, artistici, politici. Se di militanza parliamo a proposito di questi `fuori corso' è questa la militanza della critica e della libertà, che rende la loro scrittura una testimonianza preziosa da riproporre in una stagione di alacri passività e inconsapevoli obbedienze.
Anonimo -