Ma presto si delinea la sua intima vocazione di educatore e di teorico dell'educazione. La moralità per il Vidari non era una forma dello spirito analoga alle altre e oggetto di pura speculazione razionale sulla genesi, sul valore e sulla legge del dovere, ma era esigenza fondamentale e principio animatore della vita spirituale. Onde si accorge che la sfera d'azione propria della moralità è l'attività educativa, siccome quella che organizza le forme dello spirito secondo un'idea direttrice di tutta la vita. Avendo còlto sul vivo i rapporti tra etica e pedagogia e ideale etico e ideale pedagogico in due lavori degli anni 1910 e 1911, può ben succedere all'Allievo nel 1912 nella cattedra di pedagogia all'Università di Torino, dove era stato chiamato da Pavia tre anni prima. Il passaggio di cattedra è l'inizio della nuova attività teoretica e costruttiva del Vidari.
La pedagogia è più impegnativa dell'etica circa il problema dell'azione. L'etica è una disciplina normativa, è una teoria della prassi, chiusa nel binomio «obbligazione e libertà». Il filosofo morale ha esaurito il suo compito, quando ha fatto una teoria della condotta morale; non si richiede da lui che garantisca il successo della prassi.
Anonimo -