Forse solo oggi si può apprezzare appieno la modernità di Gargantua e Pantagruele nella sua struttura di opera aperta ed enciclopedica. A caratterizzare questo capolavoro della letteratura rinascimentale sono la sorprendente molteplicità di episodi, digressioni, discussioni filosofiche, filologiche, scientifiche e pedagogiche, la ricchezza dell'invenzione linguistica e gli estri di una satira senza risparmio, che appunta i suoi strali su ogni dogmatismo. Rabelais (1494-1553) non intende darci con la sua opera una filosofia coerente, quanto piuttosto una visione violenta e irripetibile della vita. Come scrive Mario Bonfantini, curatore di questa edizione, «la gravità della sua satira, anche la piú buffonesca e fantasiosa, spazia, non diversamente ma tanto piú genialmente di quella dell'amico Erasmo, su tutti i campi dell'umana follia». Forse per questo Balzac definí Rabelais «il piú grande spirito dell'età moderna», mentre Chauteabriand lo considerò «il creatore delle lettere francesi».
Anonimo -