Annoverato tra i massimi esponenti di quella prodigiosa stagione della pittura americana e mondiale meglio nota con il nome di «espressionismo astratto», Mark Tobey (1890-1976) si presenta, a quasi cinquant'anni dalla sua morte, come un artista che, più radicalmente di altri, ha contribuito a promuovere il dialogo culturale tra Occidente e Oriente.A partire da un'approfondita conoscenza diretta del pensiero e dell'arte cinese e giapponese sulle orme di un lungo viaggio compiuto in Cina e Giappone nel 1934, durante il quale soggiornò persino in un monastero buddista (a Kyoto) ed imparò l'arte calligrafica (a Shanghai), Tobey seppe successivamente tradurre nelle sue opere tutti gli influssi di questa pratica. Ne nacque una pittografia capace di mettere in evidenza il tessuto più segreto del reale; i segni di Tobey, infatti, sono tracce intimiste e meditative, fuggono ogni simmetria ed esprimono la sua peculiare e personalissima forma di innesto della cultura visiva giapponese nella tradizione artistica occidentale. Ad affascinare Tobey è soprattutto la ritualità intensa e sapiente del maestro calligrafo che fa della sua scrittura il punto di incontro di raccoglimento, armonia e spiritualità, quasi fosse una preghiera. La testimonianza di questo percorso compositivo è evidenziato dalla sintetica ma densissima raccolta di scritti di Mark Tobey che qui presentiamo per la prima volta in Italia.Dall'interpretazione dei temi portanti dell'arte orientale sino alla loro assunzione nel proprio personale fare artistico, Tobey passa attraverso una riflessione più ampia ed approfondita del senso e del ruolo dell'arte in questa contemporaneità.
Anonimo -