Dopo il successo di Infanzia, il secondo capitolo della trilogia di Copenaghen, riscoperta letteraria celebrata a livello mondiale. In questo secondo volume Tove si consuma in una serie di prove del fuoco che non fanno che alimentare la sua inesauribile passione per la libertà.
Costretta ad abbandonare la scuola in anticipo, a partire dai quattordici anni Tove intraprende una carriera difficile, fatta di lavori umili e mal pagati. Ma lei ha fame: di poesia, di amore, di vita vera. Mentre lEuropa si avvia verso la guerra, deve affrontare capi sfruttatori, una padrona di casa nazista e una serie di incontri sessuali indesiderati, lungo il cammino verso lindipendenza che fatica a conquistare. Eppure, la giovane Tove rimane spietatamente determinata nel perseguire la sua vocazione poetica, finché alla fine il miracolo che ha sempre sognato sembra essere a portata di mano. Gioventù, secondo volume della trilogia di Copenaghen, è un ritratto straordinariamente onesto e coinvolgente delladolescenza, cosparso di umorismo pungente e di poesia.
«Prima ancora di Joan Didion e di Annie Ernaux, la scrittrice danese trasforma la propria esistenza in opera darte: è a partire dalle vicende personali che Ditlevsen raggiunge luniversale; è raccontando la propria storia che riesce a narrare la vita di ognuno di noi. E lo fa con una lingua perfetta».
Michela Marzano, «TTL La Stampa»
«Queste memorie scritte in uno stato di trance, quasi di autoipnosi, che anticipano di molti anni lautofiction, appaiono sorprendentemente fresche».
Livia Manera, «la Lettura Corriere della Sera»
«Linfanzia è una tara, una malattia, un odore ineludibile. È crudele come nei testi di Agota Kristof, ed è raccontata con una lingua spoglia, disadorna, che giustifica i paragoni della critica con Annie Ernaux».
Rosella Postorino, «Robinson la Repubblica»
«Oggi possiamo godere anche noi della trilogia di Copenaghen, in cui Ditlevsen passa in rassegna la sua vita dalle origini proletarie allaffermazione letteraria fino alla dipendenza dallalcol con uno stile asciutto ed evocativo insieme».
Veronica Raimo, «D la Repubblica»
«Ditlevsen, lErnaux danese del Novecento, viene finalmente riscoperta».
Carlotta Vissani, «il Fatto Quotidiano»
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