Pochissimi ebbero una sorte analoga a Lucky Luciano, graziato per meriti di guerra e rimpatriato nel 1946 a Napoli, dove visse "tra donne, cavalli e alberghi di lusso". Quasi tutti gli anonimi piccoli boss, rigettati in Italia a centinaia in quegli anni, dagli Usa che li dichiararono indesiderabili, erano diversamente destinati a vite grame e solitarie. "A Gian Carlo Fusco, giornalista sì, ma soprattutto grande narratore - scrive Andrea Camilleri, nella "Nota" che commenta la sua lettura degli "Indesiderabili" -, non interessano quei due o tre che poterono usufruire di un trattamento particolare. La sorridente pietà di Fusco, non saprei come altrimenti definirla, lo porta a scegliere tra le tigri con meno denti e più spelacchiate. Come Frank Frigenti, appunto, che vive estorcendo qualche migliaio di lire a giornalisti creduloni o rassegnati (quest'ultimo è il caso di Fusco) con la promessa della cessione di una valigia piena di carte esplosive e documenti compromettenti o come Lu (Napoleone) Grisafi, rimpatriato nel 1952, che viene salvato dall'indigenza totale da un maresciallo dei carabinieri che gli procura un posto di guardiano in una masseria. Ma il maresciallo non riuscirà a salvarlo dalla morte: Lu Grisafi verrà ucciso nel 1955, ultimo anello di una catena di vendette iniziate trent'anni prima. A questi 'indesiderabili' Fusco dedica i migliori capitoli del suo libro, essi hanno i toni e i modi di un racconto tanto magistrale da trasformare in personaggi, che paiono inventati con estro inesauribile, persone realmente esistite".
Anonimo -