Sì, in Svezia lo fanno meglio: lo dicono dati, cifre, elenchi di conquiste civiche nel campo dell'armonia sociale e il notevole calo dei crimini correlati alla prevaricazione su altre persone, alla presunzione di poterne disporre a piacimento.
Come ci sono riusciti? Diffondendo una seria, sana, aperta e completa cultura sessuoaffettiva in tutte le scuole a partire dall'infanzia, con programmi affidati a esperti che hanno accompagnato la maturazione dei giovani cittadini svedesi. Il Paese scandinavo ha introdotto nelle scuole l'insegnamento dell'educazione sessuale fin dal 1955. Noi, invece, siamo fermi al palo. La nostra cultura nazionale è frenata da un paradigma patriarcale, dove le tensioni moralistiche indotte da una concezione della sessualità fondata sull'ignoranza di sé e degli altri sono all'origine dell'ingiusta disparità sociale tra la donna e l'uomo nel lavoro e in famiglia, ma allo stesso tempo anche della violenza psicologica e fisica, dei soprusi, delle fobie e dei femminicidi.
Questo libro mette a confronto la cultura individuale, scolastica e sociale italiana e svedese per mostrare che i passi avanti in questo campo non sono soltanto necessari, ma possibili e preziosi. Il confronto ironico dopo poche pagine si rivela come un grido di amore verso il nostro Paese, impietrito dai "ruoli tradizionali" e dall'ostinazione a non voler cambiare, affinché si apra a un futuro più consapevole.
Ce la possiamo fare. La Svezia ci offre un percorso di dimostrata efficacia verso una catena di grandi miglioramenti relazionali e sociali. Il cambiamento passa dall'aprire le menti fin da bambini a una più piena consapevolezza della propria e altrui identità sessuale, dei diritti e doveri che ne conseguono, e al rispetto delle altre persone.
Anonimo -