E' il vizio che si vede, perché inscritto nella carne, oltre che nell'anima: ma che cosa si può ancora aggiungere che non sia già stato detto sulla gola, sui vizio che gode oggi di una diffusione planetaria - l'obesità globale o globesity - come viene chiamata l'epidemia mondiale del sovrappeso? Si possono ricercare, accanto ai caratteri tradizionalmente attribuiti a questo peccato, gli aspetti moderni che l'hanno lentamente modificato, attraverso gli eccessi del fast food e della McDonaldizzazione da un lato, e la ricerca dello slow food, del cibo genuino, naturale, biologico dall'altro. Francesca Rigotti, filosofa brillante e capace di annodare la manipolazione del cibo all'elaborazione del pensiero, lo fa in un volume dotto e aggraziato, dove ripercorre le vicende del vizio di gola, dagli smisurati e tragici banchetti del mondo greco sino ai menu del commmissario Montalbano, passando attraverso gli abusi delle tavole imperiali e le fauci insaziabili di Pantagruele. Una lunga vicenda in cui il rapporto col cibo è sempre stato difficile e ancor più difficile trovare una misura tra concessione e proibizione. Ma allora peccato o malattia? Vizio volontario o predisposizione genetica come si chiedono oggi dietologi e medici?
Anonimo -