Anche in Italia, il libretto di Stéphane Hessel "Indignatevi!" ha avuto un notevole successo: ma forse non c'è bisogno di andare in Francia a cercare un autore in grado di parlare come coscienza critica di un paese e di articolare una critica delle nostre condizioni attuali a partire dalle basi ideali della Resistenza al nazifascismo. Giorgio Bocca è il testimone per eccellenza di quei valori fondanti e di un'attività instancabile di ricerca della verità: per questo il suo nuovo libro individua una serie di idee a cui ci siamo assuefatti e che invece dovrebbero farci sobbalzare, farci scuotere dal torpore, farci reagire per cambiare. Dal mito della crescita infinita a quello della fine del lavoro, dall'inevitabilità della corruzione all'equivalenza tra fascisti e antifascisti, dall'incontrastato dominio sulle nostre vite della finanza e della tecnologia all'impoverimento della lingua e all'involgarimento dell'informazione. Un breve libro, acuminato e infuocato come una freccia incendiaria, per illuminare la notte italiana e incenerire i falsi idoli e i luoghi comuni che ci propinano e vorrebbero farci accettare.
La nostra recensione
Il 2011 è stato l'anno degli indignazione, e si è chiuso con la scomparsa del giornalista più indignato d'Italia, Giorgio Bocca, morto proprio il 25 dicembre dopo 91 anni a scrivere libri e articoli. Prima di andarsene, Bocca aveva consegnato all'editore Feltrinelli il suo ultimo saggio, pronto per la stampa, intitolato "Grazie no - 7 idee che non dobbiamo accettare". Uscirà in libreria fra pochi giorni (già oggi comunque disponibile in prenotazione) e rappresenta il monito dal vecchio reporter ai più giovani di lui. Una risposta giornalistica (anti)italiana al libretto di Stephane Hessel, altro ultranovantenne parecchio incavolato con la rassegnazione dei nostri tempi. Il No di Bocca è perentoriamente rivolto alle sette idee che oramai diamo per scontate ma che invece dovremmo smettere di sopportare. A cominciare dal no alla assurda e infinita rincorsa verso la crescita economica, alla "produzione" che sembra "più importante della vita dell'uomo". E poi la corruzione, di cui gli italiani troppo spesso non si sorprendono. La fine del lavoro, sacrificato alla capricciosa supremazia della finanza. La sempre più spesso tollerata equiparazione fra fascismo e antifascismo. L'incomprensibilità dell'informazione. L'involgarimento del linguaggio. Nelle 112 pagine di questa sorta di testamento, Bocca demolisce le verità falsamente inevitabili, e ci invita ad aprire gli occhi, a rifiutare la prevaricazione del sottinteso. Può essere una guida utile per avvicinare senza falsi ottimismi ma con la rabbia di nuove energie questo 2012, che a noi sopravvissuti, almeno per il momento, appare minaccioso. bol.it
Anonimo -