Aveva già dato ordine al comandante le truppe che erano sul confine di mettersi in marcia, senza averne prevenuto nè il re, nè i colleghi del ministero. Questi, non appena ne furono informati dalle notizie e dai commenti dei giornali, protestarono tutti con sì viva indignazione, che il povero Gioberti, da capo ch'egli era del governo, fu costretto a dimettersi.
Illuso e traviato nelle sue idee neoguelfe e di egemonia subalpina, il Gioberti, trovatosi alla direzione dello Stato, aveva veduto le immense difficoltà e i pericoli gravissimi d'una guerra immediata all'Austria. Pericoli e difficoltà che il Rattazzi, succedutogli nella presidenza del Consiglio, non seppe o non volle vedere.
Giudicando le cose e gli uomini, non quali erano realmente, e come doveva considerarli la mente di un vero uomo di Stato, ma come se li figurava il partito politico sul quale egli si appoggiava, credette la guerra il miglior rimedio ad una situazione piena di antinomie e di contrasti, che ad ogni volger di luna mutava un ministero.
Anonimo -