Art. Ma dimmi un poco; sono proprio a casa tua? Tutto questo palazzo è roba tua?
Eug. L'ha ereditato mio padre.
Art. È dunque molto ricco tuo padre? Ora capisco perchè con tante belle disposizioni, pure non sei divenuto artista. Tu avevi il benedetto babbo che pensa a tutto, e finchè vi è il babbo si rimane sempre piccini.
Eug. È forse la provvidenza, mio caro, la quale a chi dà il danaro, a chi l'ingegno per procacciarsene.
Art. E che a te forse manca l'ingegno? Ma sai tu a che cosa somiglia l'uomo?
Eug. Alla donna.
Art. Non è vero. L'uomo somiglia alla pietra focaia: il suo genio non scintilla se non quando viene battuto dal ferro della necessità. Ecco perchè i grandi uomini sono stati tutti disperati come noi, cioè come me. E che fa tuo padre?
Eug. Vive del suo.
Art. Ah, è vero! Siccome io non possiedo alcuna terra, all'infuori de' miei vasi di fiori che ho sulla finestra, così non penso mai che vi sono coloro che vivono senza guadagnare.
Eug. Ma egli ha faticato la sua parte: fu militare e nel 1848 era capitano tesoriere. Dopo la guerra chiese il congedo.
Art. Capitano tesoriere in tempo di guerra! è un bel posto.
Eug. E perchè?
Art. Perchè.... perchè mentre gli altri corrono il pericolo di portare a casa qualche palla, il tesoriere non corre altro pericolo che di portare a casa la cassa. Anche io fui militare; ma non tesoriere.
Eug. Mio padre ha avuto dopo delle eredità, ha fatte delle ottime compere, dei negozi....
Anonimo -