Leggendo "I carbonari della montagna", romanzo con cui il giovane Verga esordì nel panorama letterario italiano (all'età di circa 17 anni lo scrittore aveva composto un altro romanzo, rimasto però inedito: Amore e Patria), si stenta non poco a riconoscervi la mano dell'autore de "I Malavoglia" e del "Mastro-Don Gesualdo". Infatti verbosità, accesa oratoria patriottica di sapore romantico, colpi di scena, interventi diretti del narratore e ideologia da ancien régime caratterizzano a tal punto quest'opera, che verrebbe da pensare più a un provinciale e poco promettente scrittore di dozzinali romanzi d'appendice che all'iniziatore di un nuovo e importante indirizzo estetico della nostra prosa. Tuttavia, a un esame più approfondito, alcuni particolari finiscono con il rivelare la presenza, in nuce, del maestro verista.
Anonimo -