E' mattina presto e la luce dell'alba deposita minuti pulviscoli dorati sugli scaffali robusti dello studio dell'anziano Kogito, uno scrittore famoso in tutto il Giappone. L'uomo sta guardando il contenuto di un'enorme e vecchia valigia: centinaia di audiocassette, tutte registrate dal suo più vecchio e caro amico, Goro, famoso regista e fratello di sua moglie. Goro gli ha spedito la valigia pochi giorni prima, accompagnata da un messaggio ermetico. E poco dopo Kogito è venuto a sapere che l'amico si è tolto la vita. Senza lasciare scritto nulla, senza un perché. Kogito cerca una spiegazione proprio nella voce di Goro che ha affidato le sue ultime parole a quei fragili nastri. Parole che portano l'anziano scrittore in Germania, alla ricerca di una donna enigmatica che ha conosciuto Goro e che custodisce un libro misterioso. Un libro che parla di un'antica leggenda, la storia di un bambino scambiato, e che è legato a doppio filo a un avvenimento di molti anni prima e che ha sconvolto la vita di un'intera famiglia. Ma è tra le brumose foreste del sud del Giappone che si nasconde la verità sul segreto che Goro ha custodito per decenni nel suo cuore. Ed è lì che Kogito deve trovare il coraggio di tornare. Kenzaburo Oe, premio Nobel per la letteratura, ha definito questo romanzo il più importante della sua vita.
La nostra recensione
Due sono i protagonisti che si rincorrono lungo tutto il romanzo: l’io narrante Kogito, famoso scrittore insignito del Nobel ma in patria considerato un po’ passatista, che è chiaramente l’alter ego dell’autore, e Goro, fratello di sua moglie, celebre regista e amico di Kogito fin dall’adolescenza, che all’inizio del libro si suicida, dopo aver inviato all’amico una valigia piena di audiocassette da ascoltare con un vecchio registratore, divenuto un arcano strumento di comunicazione con l’al di là. Kogito ascolta quasi ossessivamente i discorsi di Goro, imperniati sugli argomenti che da sempre li hanno uniti: arte e letteratura, cinema e filosofia, in un raffinato intreccio fortemente intriso di cultura occidentale, senza mai chiarire, però, i motivi che lo hanno spinto al suicidio. Per intravedere la verità Kogito dovrà dolorosamente estrarre dalla memoria un episodio vissuto nell’adolescenza, nel primo dopoguerra, quando nel suo villaggio natale lui e Goro erano stati irretiti da un gruppo rivoluzionario che si opponeva all’occupazione americana. Un romanzo di notevole spessore, dalla tecnica narrativa ben riconoscibile nell’attenta verbalizzazione di cognizioni ed emozioni, riflessioni e intuizioni, tra testimonianza intellettuale e bilancio esistenziale, che si conclude nel segno della speranza con un inno alla maternità e l’immagine di un “bambino nuovo” sbocciato dal seme di una cultura antica. Daniela Pizzagalli
Anonimo -