Ho conosciuto Federica Paccaferri in tribunale, a Macerata, nella cittadina che il 29 gennaio del 2018 è stata teatro di uno dei delitti più efferati del nostro tempo: lomicidio, il depezzamento, il vilipendio e loccultamento del cadavere dellallora diciottenne romana Pamela Mastropietro, ad opera del pusher Innocent Oseghale. Sono stata consulente di parte della famiglia della vittima e, benché sia alquanto avvezza a casi efferati, di fronte a quello di Macerata, per ovvi motivi, ero obiettivamente attonita.
Quando ho visto linterprete, nella persona di Federica, sedere accanto allimputato, a pochissimi centimetri da lui, anzi, praticamente attaccata a lui, per rendere possibile lo svolgimento della traduzione, ho provato una sorta di tenerezza.
Da questa esperienza nasce il racconto di tutte le emozioni che hanno abitato la mente dellinterprete per la durata del processo, che Federica, a mio avviso, descrive in maniera esemplare. Per questo il ruolo in assoluto più controverso credo labbia avuto proprio lei, per non parlare dellaggravante del lutto (con la morte del padre) che lha colpita allindomani dellaccettazione dellincarico.
Ciò che ha fatto di Federica una donna intraprendente è stata la perseveranza nel procedere in un momento della sua vita in cui forse avrebbe volentieri abbandonato la sedia accanto allimputato, per lasciare il posto al silenzio e al raccoglimento.
È un libro appassionato, accorato, un vero appello al coraggio e alla forza di non mollare mai, nemmeno di fronte alle sfide più insormontabili.
Un libro pieno di speranza, di amore, quellamore indescrivibile per un padre tramutato nel coraggio di fronteggiare qualsiasi avversità.
Un invito a non fuggire il dolore anche quando questo sembra letteralmente lacerare.
Un inno alla vita, alla passione e allumanità, malgrado tutto.
Roberta Bruzzone (Criminologa)
Anonimo -