"Chi ha visto le interminabili sfilate in parata delle camicie nere, dei giovani, dei contadini, degli operai, degli atleti, dei preti, delle monache, delle madri prolifiche, chi ha assistito alle cerimonie nelle quali le più alte cariche dello Stato facevano atto di devozione al regime, ed alle dimostrazioni oceaniche nelle maggiori piazze dItalia, alle folle deliranti per il duce, può intendere quali sentimenti dovesse vincere chi continuava la lotta anche dopo superata la crisi per lassassinio Matteotti: aveva veramente limpressione di muovere allassalto del Monte Bianco armato solo di uno stuzzicadenti"
Ernesto Rossi
Stretti nella morsa fra repressione e consenso, i reduci dei partiti messi al bando e gli oppositori militanti del fascismo, ma anche coloro che erano semplicemente scettici, poco allineati o scontenti furono emarginati, incarcerati, inviati al confino, costretti allemigrazione e sottoposti al controllo occhiuto della famigerata Ovra. Gli spazi per esprimere dissenso con scioperi, proteste o in forme non organizzate e in ambito privato erano limitati ed era rischiosissimo lasciarsi sfuggire anche solo una battuta di spirito, a causa delle spie e delle delazioni. A partire dai rapporti delle prefetture, delle questure e dei carabinieri, le relazioni della censura, del Pnf e dellOvra, i giornali, i diari e le lettere dellepoca, gli autori ricostruiscono le storie di una minoranza di italiani che, allindomani del delitto Matteotti e fino alla caduta del regime, continuò a esercitare il dissenso.
Anonimo -