«La poesia insegue e Popescu l'accoglie da spiragli di luce e da tenebre insolenti. Scrive: "Che nome daremo all'assenza?" E ancora: "Non ha la vocazione dello scriba/ qualche secolo fa ha perso la mano destra / in un duello con gigli gialli di gelosia." Ecco la lotta con le parole, un infinito discorso per cogliere, per vocazione, l'ultimo respiro. Non si tratta della morte dello spirito, ma di una possibile resurrezione, nella peculiarità della sua poesia; un tentativo riuscito di redenzione nella strenua lotta con la parola che, a volte, diventa onnipotente.» (Daniele Cavicchia)
Anonimo -