Tredicesimo secolo, isola di Lanka. La chiamano "lacrima d'India" per la sua vicinanza al continente indiano, ma il popolo dell'isola non sa che sta per piangere lacrime brucianti: l'invasione dell'esercito del re straniero Kalinga Magha è fulminea e spietata e l'usurpatore risparmia ben poche persone. Tra queste, Asanka, il poeta di corte, che ha salva la vita a una condizione: deve tradurre nella lingua locale il più grande poema epico sanscrito, un testo tanto amato da Magha da volerne fare strumento per assoggettare anche culturalmente il popolo. Il mondo di Asanka crolla d'un colpo: anche l'amore clandestino con una bellissima serva di palazzo, Sarasi, a cui lui insegnava i segreti della scrittura, ora è in pericolo. Ma accade qualcosa di sorprendente. Asanka è sempre stato il primo a non credere al potere della parola, eppure... Eppure in ogni capitolo che traduce, e che viene subito distribuito al popolo, inserisce fra le righe critiche sempre più feroci all'usurpatore e a poco a poco l'orgoglio e il desiderio di ribellione del popolo si risvegliano. E i versi diventano così un vento sempre più forte che alimenta i focolai di insurrezione. E un gioco sottile e pericoloso, che rischia di mettere a repentaglio tutto ciò a cui Asanka tiene, ma è l'unico gioco che vale la pena giocare, perché Asanka adesso sa che il potere della spada è nullo a confronto con quello della parola.
Anonimo -