Bolzano, nel 1992, non è unisola felice: su 98.000 abitanti, ci sono più di 200 prostitute, unaberrazione statistica. Leroina dilaga. I reati denunciati sono 15.131, quelli risolti nemmeno 1600. Degli omicidi compiuti nel decennio precedente le vittime sono per la maggior parte donne pochissimi sono arrivati a processo. I casi prendono polvere nei fascicoli della questura, al numero 1 di largo Palatucci, dove si mormora di una cella dove le cadute dalle scale sono frequenti. Ma chi può crederci quando tuttaltra immagine del capoluogo viene diffusa dal partito al governo sin dal Dopoguerra? Finché lisola felice si trova sfigurata dal cadavere della Bambina, la prostituta che, seppure bruciata dalla droga, dimostrava meno dei suoi ventiquattro anni. Da quel giorno non si può eliminare il sospetto che a ucciderla con ventiquattro coltellate sia stato un uomo il cui odio è così radicale da portarlo a compiere nuovi omicidi. Siamo in anni in cui non esistevano manuali da studiare, unità specializzate a cui scaricare lindagine. Arrestare un serial killer era come andare a caccia di un unicorno. I colleghi toscani ci avevano messo diciassette anni per catturare il Mostro di Firenze e non tutti erano convinti che avessero preso il vero responsabile. Il giovane commissario Luther Krupp e il cronista alle prime armi Alex Milla, in una magistrale alternanza di punti di vista, seguono le tracce dei brutali accoltellamenti che investono Bolzano, in una disperata corsa contro il tempo con lomicida. Ma se vai a caccia di un unicorno rischi di trovare le iene Luca DAndrea racconta il territorio che conosce meglio, aprendo e lacerando, scavando dentro ciò che è intollerabile guardare, in un girotondo di realtà e invenzione che dà vita a un romanzo, come mai prima, più vero del vero. Autentica e potentissima, la narrazione è infatti ispirata a un caso criminale di grande clamore nazionale e internazionale.
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