«Nel 1929, al mio sesto anno da maestro titolare, estrassi da un cassetto del pro shop una matita e un mastrino nero e mi appuntai quella che potrei definire una guida al mio pensiero e al mio comportamento come insegnante e come persona. Non pretendo di averli creati io questi principi. Sono antichi almeno quanto la Bibbia. Ma non li ho scritti nel mastrino nero perché li avevo imparati alla scuola domenicale. Li ho scritti perché avevo bisogno di usarli nella mia vita quotidiana. Questa guida è nata dalla mia esperienza di caddie, di direttore di negozio e di insegnante. Si tratta di buon senso. Ma se è tutto così semplice, perché nel 1929 ho sentito il bisogno di scriverla nel mastrino?» Dagli appunti a sé stesso, raccontati in questo Libretto verde, agli appunti "su ciò che funziona", ossia al Libretto rosso, il passo sarebbe stato breve: l'abilità di trasformare in semplici le cose complesse era già matura. Quando il Libretto rosso venne finalmente dato alle stampe, Harvey Penick fu preso d'assalto. In centinaia andarono fin sulla soglia di casa sua con il libro in mano, spesso solo per dire grazie, altrettanto spesso portando via la dedica «Al mio amico e allievo». Bud Shrake gli chiese come mai scrivesse una cosa del genere a perfetti sconosciuti. «Beh,» rispose Penick, «se leggi il mio libro sei mio allievo e se giochi a golf sei mio amico.» A proposito di semplicità.
Anonimo -