Cinque fiabe e qualche schizzo, dove i classici exempla zoomorfi rivivono in nuovi animali parlanti, tra simboli gastronomici nostrani e un eco novellistico orientale, tra mondo montessoriano e decenni pedagogici contrari al manicheismo di un certo genere favolistico (lupo/bambina, orfanella/principe etc.). Il titolo omaggia Salman Rushdie (dedicò al figlio il noto Haroun and the Sea of Stories) e la grafica i fumetti anni '80, così il Genio delle Arabian Nights ricorda un marinaio che ci convinse a mangiare spinaci. Personaggi difettati per genitori imperfetti, assonnati con chi non ha sonno, ma cantori di storie d'amore infinite: presto o tardi smetteremo di addormentare, mai di amare.
Anonimo -