L'estremismo islamico e la guerra in Iraq, un'umanità che ha perso da tempo la dignità e l'innocenza, assalita dalla follia, oltre ogni limite e immaginazione. In questa raccolta di racconti, Hassan Blasim descrive la precarietà irachena, il lato oscuro della migrazione e le difficoltà di integrazione in un'Europa diffidente e superficiale. Mentre alcuni clandestini, in viaggio verso un futuro migliore, sono vittime dell'ennesima carneficina, un soldato, rimasto chiuso in una stanza per diversi giorni con la donna che ama, si nutre del suo corpo per sopravvivere. Tra un padre che avvelena la figlia e un figlio che porta in valigia lo scheletro della madre, mentre i cadaveri parlano e le anime scrivono romanzi, i neonazisti in Europa scatenano la propria violenza contro gli immigrati. La follia sembra l'unica salvezza, una strategia per sublimare l'inferno in cui certe volte si nasce. Ma, a ben vedere, questo non è affatto un inferno. È l'Iraq in cui i protagonisti di questi racconti sono cresciuti, o l'Europa in cui hanno creduto di potersi rifugiare. Dopo il successo di "Allah 99" e "Il Cristo iracheno", sospeso tra il macabro e il surreale, Hassan Blasim torna in libreria con una prosa potente, caustica e raggelante. E, parlando di vite lontane, costringe i lettori ad affrontare la clandestinità che hanno dentro.
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