In principio due semplice cartoline, immagini di una località balneare dell'Inghilterra all'inizio del secolo.
Poi, una voce intensa, quasi la voce di un fotografo, che si pone lentamente di fronte ai mille tasselli di un mosaico, ricompone la vita di una donna, la sua infanzia, la sua carriera teatrale, le passioni che si muovono attorno a lei.
Da dove veniamo? Verso dove andiamo?
Sono le domande, non certo nuove, eppure essenziali, che animano questo romanzo.
Neil Jordan racconta, da una parte, gli avvenimenti politici, storici, culturali dell'Irlanda dei primi decenni del Novecento; dall'altra, usando i toni sfumati dell'immaginazione e del sogno, testimonia l'estrema importanza della ricerca delle proprie radici.
Ed è lo spirito di quel fotografo che anima questo libro. James Vance, la sua passione per la documentazione, il suo bisogno di fissare in una cornice le tonalità dell'esperienza. Affascinato e forse spaventato dalla ricchezza dei propri sensi, era un piacere puritano quello che provava nel togliere la stampa dal bagno acido, nel vedere tutti quei colori sgargianti ridotti a varianzioni di grigio?
Anonimo -