Daria è una donna felice, che ha trovato una sua dimensione, che vive il sogno del suo amore pienamente realizzato, in uno spazio che non sembra terreno, in un gioco di dare e avere che si concretizza nel reciproco donarsi, completo, totalizzante, senza mai estraniarsi dalla realtà che a sua volta offre generosa i suoi doni in sempre nuove occasioni di felicità, di piccole e grandi gioie, di nuovi stupori, di nuove comprensioni, di nuove complicità.. E all'improvviso la clessidra si rovescia, si rompe, lascia cadere i suoi grani per sempre, nel vortice di una realtà divenuta altra,diversa, nemica. Il porto - richiamandoci a Saba - non accende più i suoi lumi, o li accende per altri, e il mare si è fatto scuro, non più navigabile. Come tenere dentro di sé tanto dolore e tanta felicità di memorie? Come trovare un ubi consistam che risollevi Daria dal suo stato di prostrazione? A chi chiedere una mano per tentare di sopravvivere? Il miracolo è del ricordo consolatorio. E allora, un po' alla volta, la donna tenta il feeling con gli episodi della sua vita, quelli felici del passato e quelli tristi del presente, e inizia a raccontare, a raccontarsi. Ed ecco che la pagina bianca si sostanzia dei suoi ricordi; la prosa, sospinta dall'entusiasmo e dalla gioia del ricordare scorre limpida ed essenziale; la commozione si fa accattivante, perché tutto trasuda dai sentimenti di Daria, vivi, forti, appassionanti; gli episodi diventano calamite che attirano e trattengono fino in fondo il lettore.
Anonimo -