A Milano piove di una pioggia ininterrotta. I ragazzini
spacciano la coca a Quarto Oggiaro e i ricchi la fumano
nelle feste in casa, sciolta in forma di free-base. Barboni
e tossici brancolano come zombie, e negli aperitivi
alla moda qualsiasi cosa è 'carina' e 'interessante'.
Alberto è arrivato dalla provincia attirato da un'inserzione
che promette un lavoro. Vorrebbe scrivere, o almeno
fare una vita avventurosa da giornalista. Sogna
un futuro e ha problemi di erezione. Esce con Susi, bella
e magra come la bassista di una band inglese, il corpo
pieno di piccoli tagli. Carlo invece è rimasto in paese:
da bambino con Alberto pescava le rane, coraggioso
come un eroe, adesso è ingrassato e passa le giornate
al bancone del bar ubriaco di Fernet.
Alberto scopre il mondo, e gli fa piuttosto schifo. Tutto
gli sembra irrimediabilmente contaminato, corrotto:
il lavoro, la musica, il sesso. A volte si sente invadere
da un'ondata di tristezza stranamente accogliente.
Lo terrorizza, su tutte, un'idea: 'Ho paura di morire
e avere vissuto senza essere servito a nessuno. Certe
volte immagino il mondo che osserva il mio corpo
senza vita: lo osserva un secondo, poi guarda l'orologio
e tira avanti'.
Questa è la storia di un ragazzo, di una generazione,
di un trancio di società occidentale.
Il primo romanzo di Francesco Bianconi è una sorpresa
e una conferma. Il leader dei Baustelle, acclamato
poeta della canzone, esordisce con un'opera potente
e originale. Non ha paura di insozzarsi le mani con
quanto di meno nobile, di più animale, si muove nelle
viscere di questa società, e del suo animo. Ecco perché
riesce a essere così spietatamente emozionante..
Anonimo -