A venticinque anni dalla cattura, Carlo Piano racconta il caso di Donato Bilancia, uno dei più efferati serial killer italiani.
«Trenta udienze, ventinove avvocati, centoquarantaquattro testimoni citati dal pubblico ministero, centoventi da difesa e parti civili e diciannove dai periti. L'imponenza del procedimento è racchiusa in sessantacinque faldoni, novantamila pagine, a cui si aggiungono ottanta fascicoli di intercettazioni telefoniche, tabulati e video. Ora è tutto qui, di fronte a me».
Nella primavera del 1998, in Italia, si aggira un serial killer. Un uomo che uccide e getta il paese nel panico. Si chiama Donato Bilancia, detto Walter. Responsabile di diciassette omicidi come il cannibale Jeffrey Dahmer, ma nel giro di appena sei mesi. Il cosiddetto serial killer dei treni venne catturato venticinque anni fa dopo un semestre di sangue, e nella primavera del 2000 fu condannato a scontare tredici ergastoli per i diciassette omicidi dei quali si dichiarò colpevole. Ladro e gentiluomo, nottambulo della suburra genovese, giocatore incallito ma fedele all'azzardo della parola data, è stato il più feroce assassino che il Bel Paese ricordi dai tempi del mostro di Firenze. Questa è la sua storia, articolata nei diciassette drammatici momenti che ne suggellarono il destino. Diciassette gradini verso l'inferno, dal furto all'omicidio con movente, dall'assassinio per vendetta all'omicidio seriale, fino alla profanazione di cadavere.Quello di Donato Bilancia resta un caso senza spiegazione, enigma ed emblema di quel male senza fondo che a volte gelidamente ci sfiora, e che ci terrorizza con la sua banalità.
Anonimo -