Attraverso racconti intensi e suggestivi, Enrico Serenità utilizza nella sua narrativa la corrente del verismo e il romanticismo per parlarci delle emozioni umane e dello scorrere degli eventi che possono, in un attimo, modificare i destini - in positivo come in negativo - delle persone, poiché l'imprevisto è una costante che spesso sfocia nel dramma umano. A questa tematica forte si affiancano le descrizioni vivide e appassionate di quegli attimi che nella loro semplicità racchiudono dimensioni esistenziali che si danno per scontate ma che non lo sono mai: la reputazione di chi stimiamo, l'affetto e le relazioni familiari, il senso della felicità, l'amore per la vita, l'amicizia, come anche i loro risvolti drammatici, ossia il vuoto d'amore, la solitudine, l'assenza genitoriale o la sua dominanza negativa, la povertà e l'emarginazione. Arricchita dall'uso del dialetto siciliano, questa raccolta trasporta il lettore in una narrazione figlia di una vita vissuta intensamente dando ampio margine alle emozioni più genuine.
Enrico Serenità è nato nel 1954, a Caltagirone (CT), primogenito di una famiglia contadina di modeste condizioni. Fin da bambino contribuisce al fabbisogno famigliare, costretto dalle necessità, e la sua infanzia si rivela particolarmente dura: unica grande gioia la bicicletta, «alleata e amica fedele che mi ha accompagnato per tutta la mia vita, facendomi vincere tante gare e titoli, ma aiutandomi anche ad affrontare le battaglie della vita». La scrittura diventa un'altra sua grande passione. Negli anni Settanta, da solo, emigra a Milano, aiutato poi dai suoi amorevoli zii anche a ricongiungersi con tutta la famiglia al Nord. Ricomincia a studiare e continua a lavorare con grande impegno, forza e dedizione. Nel 1998, durante un lungo periodo di riabilitazione a seguito di un grave incidente, inizia a scrivere racconti. Nel 2000 si è trasferito definitivamente a Lugano, in Svizzera e, dal 2017, dopo aver venduto l'ultima attività commerciale di cui era titolare, è in pensione. Trascorre molte ore in sella alla sua bicicletta, «libero di volare come l'aquila, spinto dalla sola forza delle mie gambe» percorrendo le belle valli ticinesi e la sera e di notte, seduto alla sua scrivania, «con la penna in mano che mi "sussurra" un nuovo racconto».
Anonimo -