Un affresco familiare che racconta l'estinzione di una generazione. Ad ogni capitolo fa da exergo un verso della poesia "All'amato me stesso" di Vladimir Majakovskij.
Un racconto di parole arrotolate tra ironia e dolore, tra lo stupore di essere sopravissuti e il disincanto.
Uno scritto permeato di un'intima tenerezza per l'addio all'ultima sopravissuta di una famiglia senza eredi.
Una scrittura asciutta a tratti surreale che tenta di trasformare in parole accadimenti che hanno attraversato la società e la collettività per tutta la metà del secolo scorso.
Una lunga fila di passatelli è l'immagine che lo scrittore restituisce del funerale della madre, esperta cuoca, immaginando che tutti i passatelli, i tortellini, i ravioli, le tagliatelle, i mafrigol usciti dalle sue mani, accompagnassero il feretro sino all'ultima sepoltura. Una visione ironica che pervade tutto il racconto.
Anonimo -