Perche sono sempre di piu le persone che vivono con convinzione la festa del Natale ma senza avere quasi piu memoria di Gesu? E perche sono sempre di piu i credenti che celebrano con fede la sua nascita ma senza manifestare piu alcuno spirito di festa?Che cosa potra alla lunga dire, oltre l'emozione immediata, il Natale a chi vive lontano da un orizzonte di fede? E che cosa potra portare ancora di buono una celebrazione del Natale vissuta in un atteggiamento "quaresimale"? Non sarebbe, invece, l'ora di provare ad unire festa e fede, da una parte, e fede e festa dall'altra? Proviamoci, dunque, alla luce di una verita fondamentale: nessuno viene al mondo se non al modo di un bambino. Neanche Dio.E tempo di prestare maggiore attenzione a quel miracolo della «natalita» di cui ha parlato Hannah Arendt. E tempo di sondare piu in profondita il miracolo dell'essere nati ed il miracolo di aver fatto fronte alla vita e di essercela cavata con essa, quando eravamo bambini, solo bambini.E tempo di scovare meglio le radici di quel portentoso coraggio di essere e di esserci che di continuo ci dona la forza per rinnovare la nostra fiducia e la nostra speranza.E proprio su questa via, infatti, che piu felicemente potremo andare di nuovo incontro al Natale: incontro a quella festa che nella fede celebra la meraviglia della nascita al mondo di Dio nel piccolo di Nazareth ed in essa l'offerta a ciascuno di noi della grazia di sempre nuovi inizi, nuove ripartenze, nuovi «natali».
Anonimo -