Il libro si focalizza su una possibile qualificazione dogmatica riguardo ad alcuni problemi connessi all'impresa (organizzata in forma di s.p.a.) che utilizza sistemi di intelligenza artificiale (IA) per l'esercizio della propria attività, tra cui l'efficacia dei contratti "algoritmici" e la responsabilità per danni da malfunzionamento dei sistemi di IA. A tal proposito, anche l'impresa è una black box e una organizzazione "artificiale" e ciò ha dato luogo a un interessante dibattito dottrinale a metà del secolo scorso, che ricorda il dibattito odierno sulla natura giuridica dei sistemi di IA. Tale similitudine porta a interrogarsi sulla possibilità di inquadrare giuridicamente i sistemi di IA alla stregua di un'organizzazione tecnologica che delinei criteri di imputazione degli effetti e di ripartizione di responsabilità (come avvenuto per l'impresa), e ciò anche nell'ambito dell'organizzazione e dell'attività "spersonalizzate" d'impresa. Immaginando allora un'impresa azionaria come deployer nella catena di valore dell'IA, si può ragionare in termini (i) di imputazione all'impresa della volontà e della conoscenza dei contratti "algoritmici" inerenti all'attività d'impresa, assimilando i sistemi di IA agli ausiliari dell'imprenditore; (ii) di eventuale attribuzione all'imprenditore della responsabilità da rischio d'impresa; (iii) di eventuale attribuzione agli amministratori di s.p.a. di una responsabilità per colpa, con protezione della business judgement rule in caso di adeguatezza degli assetti imprenditoriali e societari.
Anonimo -