Imprendendo a dire, con tutta la prudenza imposta dalla reazione trionfante, dei casi che si svolsero in Italia nella primavera 1898 e che, per colpa del governo, assunsero proporzioni minacciose ed impronta speciale in Milano nelle giornate dal 6 al 9 Maggio, sento il bisogno di riprodurre le pagine colle quali posi termine al libro sugli Avvenimenti di Sicilia del 1893-94, che agli ultimi intimamente si connettono. Scrivevo adunque nellautunno del 1894: «I segni precursori del principio della demolizione di tutto ciò che esiste in politica in Italia non mancano e presentano una grande analogia con quelli che nel secolo scorso precedettero lo scoppio tremendo della rivoluzione francese». «Si legga lAncien régime di Tocqueville e di Taine e si vedrà che in Francia prima del 1789, come a Napoli, nelle Puglie, in Sicilia nel 1893 e nel 1894, si sente che cè un popolo in rivoluzione latente, che aspetta loccasione per irrompere; che questo popolo manca ancora di organizzazione e di capi, non avendo più fiducia in quelli che hanno lautorità legale. Anche allora si gridava: «Pane, non tasse, non cannoni! chè il grido del bisogno, dice Taine, e il bisogno esasperato irrompe e va avanti come un animale inferocito. E i magazzini, i convogli di cereali arrestati, i mercati saccheggiati. E si grida:Abbasso lufficio del dazio! E le barriere sono infrante, glimpiegati vinti e scacciati... E si danno al fuoco i registri delle imposte, i libri dei conti, gli archivî dei comuni e si fa tutto al grido di: Viva il Re!» «La scena descritta dal Taine per Bignolles e per altri siti non sembra la fotografia di ciò che è avvenuto a Valguanera, a Partinico, a Monreale, a Castelvetrano, a Ruvo, a Corato? Eppure i contadini di Sicilia e di Puglia non sanno o non conoscono cosa sia la rivoluzione francese, i cui preludî imitano e ripetono!» «Non basta ancora; lanalogia continua più grande che mai sulle cause, che accelerano la catastrofe in Francia e che potranno accelerarla adesso in Italia. Si disse dei gravissimi imbarazzi finanziari in cui si dibatte il nostro paese; e Gomel ha messo stupendamente in evidenza le cause finanziarie della rivoluzione francese». «Qualche piccola inversione nellordine degli avvenimenti vi potrebbe essere; quando Joly de Fleury si decise allaumento delle imposte i Parlamenti di Francia protestarono e invocarono la riunione degli Stati Generali. Noi non abbiamo assemblee che per la loro storia si rassomiglino ai Parlamenti francesi, ma abbiamo una Camera dei Deputati, che dovrebbe equivalere agli Stati Generali, la quale sotto lincubo dello scioglimento ha approvato le imposte proposte dallonor. Sonnino e che potrà essere disciolta se non farà quellultimo sforzo, che si chiama ultimo per ischerzo, ma chè sempre seguito dalla domanda di unaltro».
Anonimo -