Tra corruzione e violenza, la fotografia di un paese ostaggio della criminalità organizzata «Ho letto Bruno De Stefano. Un libro secco, chiaro, duro.» Roberto Saviano Con la violenza, linganno e la colpevole collaborazione di uomini delle istituzioni, le quattro mafie (Cosa Nostra, Camorra, Ndrangheta e Sacra Corona Unita) sono cresciute fino a stringere in una morsa dacciaio lItalia meridionale, a conquistare ampie zone del Centronord e a estendere la loro influenza sullamministrazione di un numero imprecisato di Comuni, aziende sanitarie, piccole e grandi imprese. Nonostante le periodiche dichiarazioni di guerra rilasciate dai governi di ogni colore, la criminalità organizzata non è più un fenomeno rinchiuso nello spazio di un confine regionale ma un problema di portata nazionale, in grado di avvelenare vasti settori della società civile, della politica e delleconomia. Non si tratta più di fronteggiare bande isolate ma di fare i conti con una vera e propria holding della violenza che, con i suoi (almeno) novanta miliardi di fatturato, ha un giro daffari pari al 7% dellintero prodotto interno lordo e un potere di corruzione praticamente illimitato. Con una prosa coinvolgente e impietosa, De Stefano usa le armi del giornalismo investigativo per raccontare la verità sui rapporti tra Stato e criminalità organizzata, facendo emergere il ritratto sommerso di un Paese assediato, nel quale chi prova a ostacolare le cosche viene minacciato, costretto al silenzio, ucciso. Bruno De Stefano è nato nel 1966 a Somma Vesuviana (Napoli). Giornalista professionista, ha lavorato per diversi quotidiani tra cui «Paese sera», «Il Giornale di Napoli», «Corriere del Mezzogiorno » (dorso campano del «Corriere della Sera») e per «Metropolis», occupandosi in particolare di cronaca nera e giudiziaria. Attualmente è redattore di «City», il quotidiano freepress del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Con la Newton Compton ha pubblicato Napoli criminale, I boss della camorra e La penisola dei mafiosi. Lindirizzo del suo blog è brunodestefano.splinder.com.
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