Nato attorno al 1480 (altre fonti attestano 1484), è possibile che il suo nome di battesimo fosse, in realtà, Bernardino, mentre Giulio Camillo sarebbe uno pseudonimodi sapore latineggiante, adottato secondo il costume degli umanisti dell'epoca.
Studiò presso l'Università di Padova e si dedicò quindi all'insegnamento di eloquenza e logica. Nel 1508 fondò con altri, a Pordenone, l'Accademia Liviana; trasferitosi a Venezia, conobbe tra gli altri Pietro Bembo, Pietro Aretino e Tiziano, e strinse amicizia con Erasmo da Rotterdam, che lo ricorda nella sua opera Ciceronianus, attribuendogli eccellenti doti di oratore.
Nel 1515 si trova a Udine, quale "maestro d'umanità". Qui tenta di ottenere "l'officio di Cancelliere della Comunità".
Dedicatosi allo studio della lingua ebraica e delle lingue orientali, della cabala, del pitagorismo e della filosofia neoplatonica, nel 1519, in occasione di un viaggio a Roma, ebbe probabilmente occasione di confrontarsi con il cardinale Egidio da Viterbo, uno dei massimi cabalisti cristiani.
In quegli anni Giulio Camillo andava sviluppando l'idea di un teatro di nuova concezione, in cui, a differenza del teatro tradizionale, in cui lo spettatore si trova in platea e lo spettacolo si svolge sul palco, era lo spettatore a trovarsi al centro del palco e lo spettacolo gli si dispiegava intorno. Dal palco, infatti, si dipartivano sette gradini, ognuno dei quali era contrassegnato con una diversa immagine (Primo grado, Convivio, Antro, Gorgoni, Pasifae, Talari, Prometeo) e ciascuno era suddiviso in sette parti, corrispondenti ai sette pianeti (Luna, Mercurio, Marte, Giove, Sole, Saturno, Venere). Ognuna delle quarantanove intersezioni che risultavano era contrassegnata da un'altra immagine mnemonica desunta dalla mitologia, che rappresentava una parte dello scibile umano. In pratica, il suo Teatro era un edificio della memoria, rappresentante l'ordine della verità eterna e i diversi stadi della creazione, un'enciclopedia del sapere e insieme l'immagine del cosmo.
In questo progetto si avvertono la tensione tipicamente rinascimentale verso il sapere universale e la conoscenza del creato, nonché gli influssi della filosofia ermeticae cabalistica iniziata da Pico della Mirandola.
Giulio Camillo espose le sue teorie nel trattato Idea del Theatro (pubblicato postumo a Venezia nel 1550) e nell'apologetico Discorso di M. Giulio Camillo in materia del suo theatro (1552, dedicato a Trifone Gabriel). Queste trovarono un sostenitore e mecenate nel sovrano francese Francesco I, che il Delminio incontrò a Milano. È comunque improbabile che un prototipo di tale teatro sia stato veramente costruito. La sua figura non convenzionale e le sue idee particolarissime gli attirarono l'ammirazione di molti ma anche l'ostilità di altri, ed egli venne definito sia un genio sia un ciarlatano. La sua stessa persona era circondata da un alone di mistero, e anche la morte, attorno al 1544, avvenne in circostanze poco chiare.
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