Nellinverno del 2012, Mariangela e suo marito Michele hanno viaggiato in Ucraina per adottare, nella regione di Luhansk, nel Donbass, una bambina di nove anni, Anastasia: lunghi mesi in un Paese bellissimo e difficile, per tanti aspetti europeo, ma con il sapore di un altrove. Oggi, la guerra in Ucraina porta in Italia linterprete che li aveva seguiti allora, Elèna, fuggita dalla sua città in fiamme e sfollata a Bergamo. È un ritrovarsi commovente e amaro, segnato dal racconto delle bombe, della paura, dallangoscia di chi si è lasciato alle spalle tutto, anche un figlio che è rimasto a disposizione del suo Paese, pronto a difenderlo. Mariangela, mentre parla con questa amica di allora, testimone oggi di un atroce conflitto, sente uno strappo al filo della memoria: lei, la sua storia, non lha mai raccontata. Quella dellincontro più emozionante della sua vita, che la lega indissolubilmente a un Paese oggi dilaniato. Così decide di farlo, in una lettera appassionata ad Anastasia, che allora aveva nove anni e ora è una ragazza italiana. Un racconto che ripercorre unavventura, illumina un popolo e una terra, spiega il senso dellaccoglienza come necessità umana. Madre e figlia, infine, si interrogano insieme: cosè la pace, cosa lappartenenza? Queste pagine intense ci offrono uno sguardo intimo e partecipe sullUcraina, sulla sua anima e sulle sue tensioni. Una storia che la guerra rende di scottante attualità ma che lamore rende universale: la maternità come scelta capace di valicare ogni frontiera. Cara Anastasia, ti scrivo anche se non ti conosco ancora. Ma so già che ci sei, da qualche parte di questo Paese sconosciuto.
Anonimo -