A quarant'anni mi hanno diagnosticato una malattia progressiva e inarrestabile: il Parkinson. Sono rimasta senza fiato. Un salto nel vuoto. Era inaccettabile. Non potevo credere che questa cosa stesse succedendo a me. Ho provato a ignorarla, ma con il tempo si faceva sempre più invadente. Allora ho deciso di guardarla in faccia, anzi le ho dato la parola e le ho chiesto di raccontare la mia storia. Ho rovesciato i piani di forza per scoprire che la sua presenza mi ha aperto strade inesplorate verso la realizzazione dei miei sogni. Perché l'acqua è insegnata dalla sete.
Anonimo -