"Nel momento in cui riordino queste note prese durante lo svolgimento del processo, è domenica pomeriggio, la giuria e la corte stanno deliberando in sala di consiglio. Non vorrei essere al loro posto. Io sono tormentato dagli scrupoli e pieno di dubbi. Se faccio il conto, ci sono tante prove formali che dimostrano la colpevolezza dell'accusato quante prove formali che dimostrano la sua innocenza. Ho assistito al processo in un posto che mi hanno designato e che era di prima scelta: giusto dietro il presidente. Vedevo benissimo l'accusato, a tre metri da me. Ho visto, in faccia, e alla stessa distanza, i testimoni mentre testimoniavano. Potevo vedere il volto di tutti i giurati. Ho guardato e ascoltato fino ad essere distrutto dalla fatica". Jean Giono inviato al processo a un contadino accusato di un triplice omicidio, avvenuto nel 1952 nella sua Provenza, scrisse queste note 'impressionistiche', questa cronaca scettica, su "un'affaire intoccabile", in cui pare convergessero ragioni di stato e di spionaggio internazionale.
Anonimo -