Una vera e propria didattica erotica. A questo sono consacrate le opere qui presentate l'Ars amatoria, il poemetto incompleto sui cosmetici femminili Medicamina faciei femineae e i Remedia amoris. Rappresentano anche, in un certo senso, un atto di ribellione nei confronti della politica augustea: in pieno contrasto con lo slancio moralizzatore e austero di Augusto, infatti, con Ovidio l'eroico si fa erotico: è solo una "t" in più, ma in quella "t" c'è un mondo intero, un radicale cambio di prospettiva, un pericoloso sovvertimento. Per Augusto, l'amore era quello coniugale, che all'epoca nulla aveva a che fare con la passione amorosa e molto con interessi economici o politici. Niente di più diverso dall'amore cantato da Ovidio, un gioco che allietava la vita, e un'arte da apprendere con meticolosa dedizione. Egli si fa carico di insegnarla, assumendo il ruolo di maestro dell'erotismo: suggerisce ai suoi allievi e alle sue allieve strategie e tattiche per ottenere la vittoria, che consiste nel piacere sessuale, scevro di complicazioni sentimentali. Quello predicato dal poeta non è un amore disperato e disperante, bensì un amore che pone al suo centro il piacere e la soddisfazione del desiderio. Con questo trittico di opere Ovidio assurse a nuova fama, fino a diventare il beniamino della società raffinata di Roma. Un trionfo che lo avrebbe però reso inviso all'imperatore e avrebbe causato la successiva drammatica caduta in disgrazia e la condanna al confino.
Anonimo -