Nonostante gli ormai molti anni dentro e fuori le aule dei tribunali, Filippo Santini è ancora convinto che la giustizia sia febbre, voglia, fame, umanità. In fondo, se all'indomani della laurea ha deciso di diventare avvocato penalista, deludendo l'ingombrante padre Giovanni che lo voleva magistrato, è perché solo così può stare vicino agli unici veri protagonisti delle vicende giudiziarie, gli imputati. Non importa nemmeno se innocenti o colpevoli: ognuno di loro è portatore di una storia unica, e va difeso con le unghie, perché quando si combatte per la vita conta solo il risultato. A Filippo la morale non interessa: non è affar suo il giusto e lo sbagliato, ma solo il legittimo e l'illegittimo. Tutto cambia quando nel suo studio entra Sandra: fragile e bellissima, gli racconta che cinque anni prima l'amato marito Alberto è stato travolto da un pirata della strada, e da quel giorno vive confinato in un letto, dipendente dagli altri in tutto. Ora Alberto vuole morire, e Sandra, con il cuore in frantumi, si è rassegnata ad accontentarlo. Filippo raggela: l'avvocato in lui grida di star lontano da un caso tanto spinoso, ma una parte più profonda la pensa diversamente... una parte più profonda che sarà presto costretta a chiedersi se la vita è un diritto o un dovere, e cosa siamo disposti a fare dopo aver risposto a quella domanda. Francesco Caringella mette tutta la sua lucidissima conoscenza dell'eterno confronto tra Giustizia e Legge al servizio di una storia sul più struggente e profondamente umano dei dilemmi: la vita, e il diritto a rinunciarvi.
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