"È di conforto, quando nel vasto mare i venti sconvolgono la superficie, da terra guardare il grande affanno di un altro. Non perché sia una piacevole gioia il fatto che qualcuno sia travagliato, ma perché è di conforto vedere da quali mali tu stesso ti sei liberato". I quattro versi del De rerum natura di Lucrezio mi tornavano a più riprese alla mente, mentre leggevo il racconto di Flavio. È una sorta di memoriale dal- le "sue prigioni". Non ha saputo resistere alla tentazione di scriverne, una volta approdato, dopo il naufragio, su una spiaggia sicura. Forse per condividere una stagione di offuscamento e perdita di futuro.
Anonimo -