Rappresentato per la prima volta al Teatro La Canobbiana il 12 Maggio 1832, a soli due anni di distanza dal successo di Anna Bolena, L'Elisir d'amore ebbe una genesi quasi fortuita; Donizetti fu incaricato di scrivere quest'opera a seguito del ritiro improvviso del compositore ufficiale del teatro. Malgrado il tempo a disposizione fosse pochissimo, un mese circa, Donizetti accettò l'incarico, insistendo che la composizione del libretto fosse affidata a Felice Romani, forse il librettista più famoso di quei tempi. L'opera ebbe immediatamente un enorme successo e fu replicata per ben trentatrè volte. Felice Romani, che aveva già scritto il libretto per Anna Bolena, portò a termine il suo incarico in meno di una settimana, basandosi su quello che Eugène Scribe scrisse per Le Philtre, un' opera che Daniel Auber compose nel 1831. Nonostante le origini francesi, il testo proponeva dei personaggi riconducibili all'opera buffa italiana del diciottesimo secolo: il dottore-ciarlatano che viaggiava di paese in paese per vendere improbabili intrugli (Dulcamara), il giovane e gagliardo ufficiale (Belcore), il ragazzo di campagna semplice ed ingenuo, (Nemorino), la fanciulla volitiva dal cuore tenero (Adina). Grazie all'eccellente libretto di Romani ed alla musica di Donizetti questi personaggi superano le stilizzazioni del dramma buffo ed acquistano spessore e profondità psicologica. L'Elisir d'amore non può essere definito un'opera buffa nel senso stretto del termine. E' piuttosto una commedia brillante con molti punti in comune con le opere semiserie, a partire dal contesto agreste. La scelta di questo tema è stata probabilmente una conseguenza dei successi tributati all'epoca a La Sonnambula di Vincenzo Bellini. L'opera, interamente pervasa da buoni sentimenti, si sviluppa musicalmente in ampi blocchi dove la continuità della narrazione sembra rendere meno evidente la tradizionale divisione in recitativi, arie e pezzi d'assieme. Il tono musicale spesso tende al rustico, e la scrittura melodica è onesta e diretta, con una vasta varietà di pagine di alto contenuto tecnico e passaggi di carattere più elegiaco, come nel caso del brano più celebre dell'opera, l'aria Una furtiva lagrima che Nemorino canta verso la fine del secondo atto.
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