"Ricordo che quando, studente di filosofia, scelsi l'indirizzo psicologico e mi imbattei in un testo di Paul Watzlawick, fui conquistato dall'eleganza e dalla complessità di quel modo di pensare e di concepire i fatti della vita. Avvertii un inaspettato senso di libertà dagli imperativi del determinismo e dalle gabbie del pensiero lineare: come se la complessità e l'irriducibilità dell'esperienza umana potessero finalmente liberarsi dal letto di Procuste a cui i criteri delle scienze classiche da sempre le imprigionavano.
Fu davvero lo scoprire una prospettiva nuova, aperta, affascinante, che gettava una luce innovativa sulle eterne questioni che interrogano l'uomo e coloro che cercano di comprenderne la grandezza e le fragilità" (Marco Bianciardi)
Con prefazione di Umberta Telfener.
Anonimo -