DAL LIBRO: Nel più buio della notte, due vassalli portando una bara e una torcia di resina, che rischiara il sentiero di luce vermiglia, si accostano alla porta di Benevento, chiamano la guardia che sonnacchiosa si leva, ode una parola, e brontolando abbassa il ponte, e lascia passare. Giunti alla valle, danno di mano alle zappe, e cominciano a scavare; goccia dalle fronti loro il sudore, ma il terreno è sassoso, e fanno poco frutto: uno di loro cominciando il discorso con fiera bestemmia dice all'altro, non meritare tanto travaglio quel ribaldo del Conte della Cerra, essere il meglio lasciarlo sul campo, chè i lupi avrebbero loro risparmiato la fatica: - questi risponde: da che egli si era aperto, gli avrebbe molto miglior modo insegnato: prendesse il morto per le braccia; - egli lo afferrò alle gambe, e così lo portarono ad un pozzo poco quinci discosto, gli legarono al collo un sasso di enorme gravezza. e lo precipitarono dentro; miserabile, non indegna fine di tanto scellerato! - si dolse la Pietà dell'atroce sepolcro, non già la Giustizia. Le acque contaminate svelarono l'opera nefanda; e la gente del contado, non tanto per misericordia, quanto per abbisognare del pozzo ad abbeverare il bestiame, estrassero quelli avanzi di membra putrefatte, e con meno disonesta sepoltura li sotterrarono accanto al pozzo.
Anonimo -