Ma se queste erano buone ragioni per me di stare in ozio, non persuadevano punto il direttore d'un giornale per cui lavoravo, il quale quando pagava voleva essere servito, - ed anche quando non pagava.
Una bella sera, tra il duetto del Don Carlos e la romanza del Ruy Blas, mi giunse, come una tegola sul capo, una letterona gialla, coi doppi bolli dell'ufficio di posta e dell'ufficio del giornale.
Per me, che non avevo una parola di scritto, fu un fulmine a ciel sereno. Rimasi lĂ alla sponda del lago, tenendo tra le mani l'epistola senza aver il coraggio di leggerla, e pensando con raccapriccio tutte le parole amare che c'erano dentro, mentre dietro a me, nel salotto, risuonavano le note soavi della Dolce voluttĂ del Marchetti.
Ad un tratto, udendo echeggiare gli applausi, mi lasciai vincere dall'entusiasmo, alzai le mani per applaudire anch'io, e la lettera gialla cadde nel lago.
Che cosa mi diceva? Non lo seppi mai. - Era andata a seppellirsi nelle onde coi suggelli intatti, portando il suo segreto nella tomba, come si dice nei romanzi a tinte scure. Se era in versi l'avranno letta le ondine, se era in prosa gli agoni del lago, che piacciono tanto ai buongustai di Milano.
Anonimo -