DAL LIBRO: Non posso farne a meno - disse placido Filmore Durand. - Dipingo ciò che vedo. Se la somiglianza non vi appaga, sarò ben felice di tenere il lavoro per me.
La marchesa protestò. Non si trattava di cosa grave, ella disse, un nonnulla negli occhi, nel sopracciglio sinistro, o nella linea della gola: non avrebbe saputo definire, ma v'era qualcosa che dava alla nipote una espressione estatica, quasi ascetica, che non le era naturale. Se il maestro volesse soltanto dare quel piccolo tocco indispensabile, il ritratto sarebbe perfetto.
Il pittore, quasi non avesse udito quel consiglio, porse all'uomo, che attendeva in piedi accanto a lui, pennelli e tavolozza. Il grande pittore americano odiava gli ingombri che tolgono spazio e luce nello studio di un artista, così come li avea odiati il suo grande predecessore Lenbách: quando lavorava, il vecchio servo stava accanto a lui e gli porgeva, traendoli da un recesso nascosto da una tenda, pennelli, palette, tubi di colore e matite, secondo la richiesta.
A me piace così - disse Giovanni Severi poggiando la mano sulla impugnatura della spada e contemplando attentamente il ritratto e l'originale.
Anonimo -