Dal libro: È simile a una belva, accosciata dietro le sbarre d'una gabbia che non si dischiuderà mai, e attraverso le quali riceva, solo, ogni tanto, l'offa che basti a conservarla in vita. È difforme e terribile. Non mi si manifesta che in questo momento d'oscuro trapasso: la sua presenza m'opprime d'affanno, come dovessi rispondere d'un'imperdonabile colpa.
Sì, io. Proprio io, proprio tu. Che cosa credi?... Una nuova giornata sta per cominciare; e tu sai già come l'occuperai. Tutto preparato, fissato, con metodo. Guai a chi manca di metodo. E ti parrà in tal modo di portarti innanzi, di calmare la coscienza, di compiere il tuo dovere, di svolgere parte del cómpito assegnato da Dio alla creatura. Invece non son che lenimenti, pretesti, facili inganni, illusòri aspetti della verità, offerti da te a te medesima. Pensa quanto tempo è trascorso, da che sei nata: quante cose sono avvenute, ma non quella: quante pagine hai scritte, ma non quella: quante scoperte in te ed in altri hai creduto di fare, ma non quella: quante finestre hai spalancate, ma non quella. Uno non ha che la propria vita da vivere: e così breve; e metà di essa gli vien carpita dal sonno; e l'altra metà da mille e mille sovrapposizioni, lusinghe, menzogne, che se la strappano e se la divorano, a pezzettini. Che ti vale l'averla ricevuta in dono, se ti riduci a perderla senza averne chiarito il perché, senza avere pagato il tuo debito?...
Non formulo questi pensieri. Ne patisco l'infiltrazione, come d'acqua in una sostanza porosa che ne rimanga impregnata, e sempre piú gonfia e pesante.
Anonimo -