La Belva di Augustea è un romanzo horror ambientato nell'immaginaria Augustea, località che richiama le caratteristiche di Torino.
Narra il conflitto extrapersonale tra l'assassino, la Belva, come è stato soprannominato dai mass media, e il commissario De Monica, incaricato delle indagini. Ogni volta però le indagini finiscono ad un punto morto. Infatti, nonostante il mostro agisca con inaudita violenza, arrivando a cannibalizzare le proprie vittime, non lascia mai tracce del suo passaggio.
Solo la sagacia di un anziano criminologo in pensione, il dottor Fabris, riesce a dare una svolta alle indagini. Egli scopre che la Belva colpisce sempre durante le notti di novilunio, con il favore dell'oscurità. Questa informazione costa però cara al criminologo, che diviene ben presto una delle vittime della Belva.
Il panico dilaga e nessuno esce più da solo, per paura di venire ucciso. Il fatto più inquietante e sconvolgente è dovuto al fatto che la Belva è diversa dagli altri serial killer. Egli non colpisce una categoria di persone bensì uccide indistintamente uomini e donne, giovani ed anziani, bambini inclusi.
Pur di riuscire a fermare la Belva, il commissario si rivolge al mondo dell'occulto, convinto che l'assassino sia un essere soprannaturale, ma le indagini non danno alcun esito.
Quando tutto sembra oramai perduto e la Belva sembra trionfare, una fortunata illuminazione conduce il commissario sulla retta via. Una vacanza in India lo porta infatti sulla pista giusta. De Monica scopre che la Belva è una creatura soprannaturale, un rakshasa, un demone del folklore indiano.
Una volta tornato ad Augustea, convinto di riuscire a fermare il mostro, De Monica viene aggredito proprio dalla Belva, tra le mura di casa sua. L'assassino si limita a terrorizzarlo, intimandogli di lasciar perdere il caso. De Monica è spaventato ma non intende arrendersi e la lotta tra lui e la Belva avanti nel prossimo capitolo della saga.
Anonimo -