"La ballata del pugile suonato" si colloca al centro della trilogia aperta con "Il corpo della ragassa" e conclusa con "Il mio vescovo e le animalesse". Nonostante l'apparente semplicità della vicenda e l'immutabilità del magico palcoscenico di Pianariva, qui siamo davanti al risultato più maturo dell'opera di Brera. "La ballata del pugile suonato" è infatti il suo romanzo più denso, impastato di mondi accostati (il pugilato duro e incorrotto dei primi pionieri, la Bassa percorsa da brigatisti neri e partigiani che lungo gli argini del grande fiume sembrano per un attimo sospendere la loro lotta fratricida, la Milano non ancora metropoli ma già popolar-fascista). Accanto alla picaresca ascesa del Gugia - dalle povere case di Pianariva al ring berlinese della Sporft-Halle dove strappa il titolo europeo a Karl Wiedecker fino all'imprevisto approdo che il lettore scoprirà con divertimento - Brera in questo romanzo sensuale e saggio restituisce alla vita il vero volto con cui l'ha sempre affrontata. "La ballata del pugile suonato" è infatti il frutto di una stagione felice: attimi e personaggi illuminati - proprio come ogni nostro giorno - da fulminanti intuizioni, bruciano di improvvisi furori, sono pervasi da compassionevoli lenimenti e dai sentimenti forti che rendono, ogni istante, degno di essere vissuto.
Anonimo -