Gabriel è un ragazzo innamorato delle parole, soprattutto di quelle che è impossibile tradurre in altre lingue come la giapponese wabi-sabi, che esprime lautenticità dellimperfezione, o come iktsuarpok, con cui gli Inuit dellArtico intendono lirrequietezza nel controllare se qualcuno sta arrivando oltre lorizzonte. Parole uniche e sole, come solo si sente Gabriel quando muore la vecchia Berta, con cui viveva. Confuso e smarrito, viene accolto nella casa affidataria della signora Michiko, nel quartiere Monti a Roma. Gabriel si trova così ad abitare sotto lo stesso tetto con altri minori rimasti orfani o sottratti a situazioni difficili, come il piccolo Leo, come Chiara, così affascinante, o Greta, sempre concentrata a scrivere messaggi al cellulare non si sa a chi, come il minaccioso Scar e limponente Amina. Michiko, discreta e paziente, segue i giovani ospiti con parole e gesti piccoli che restituiscono la grandezza delluniverso. I ragazzi le si affezionano ma, invasi dal loro passato, sembrano incapaci di un incontro autentico fra loro, o forse di concedersi una nuova possibilità. Finché un giorno Michiko scompare improvvisamente, lasciando dei misteriosi haiku Gabriel e i giovani ospiti della casa sono obbligati allora a conoscersi davvero e ad aiutarsi per ritrovare Michiko prima che gli assistenti sociali si accorgano dellassenza dellunico adulto e li portino altrove: sono obbligati a provare a comportarsi come una famiglia. È linizio di una ricerca per le strade di Roma e dentro se stessi, ciascuno mettendo a frutto il proprio intuito, le proprie qualità e portando allo scoperto le proprie ferite. Valerio Principessa dà vita nel suo primo romanzo a un protagonista innamorato delle parole, come lo sono sempre i lettori, e che ai lettori regala, scegliendole con cura dalle lingue più diverse, parole nuove con cui guardare da capo il mondo. Un romanzo desordio emozionante, ricco di curiosità e sapere, da cui imparare con grazia.
Anonimo -