"Corte del diavolo": così viene chiamata una prigione di Istanbul, sotto l'Impero ottomano. Vi si trovano esemplari di ogni tipo umano: sordidi, innocenti, abietti, perversi, miti, folli. Sono lì rinchiusi per praticità, poiché "la polizia di Costantinopoli si attiene al sacro principio che è più facile rilasciare un innocente dalla corte che non ricercare un colpevole nei meandri di Costantinopoli". E' un mondo vibrante di storie fosche, sinistre, che si rispondono in un sottile contrappunto e presto producono una sorta di assuefazione all'inferno. Sovrano del luogo è il direttore Karagoz, poliziotto e metafisico burattinaio, che proprio esercitando un totale arbitrio e togliendo alla tortura il peso della certezza "rendeva più tollerabile e lieve ogni cosa": figura di tale potenza che, dopo averlo incontrato, anche i lettori di questo magistrale racconto, come gli abitanti della Corte del diavolo, stenteranno "a immaginare la vita senza Karagoz".
Anonimo -